Le notizie corrono sui social. L’ormai noto James Hughes, finito sotto le luci della ribalta in passato per aver hackerato proprio alcuni software delle macchine di Elon Musk, rivela via twitter una storia che lo ha visto direttamente coinvolto, chiamato in causa da un cliente Tesla.
L’azienda multinazionale statunitense specializzata nella produzione di auto elettriche, pannelli fotovoltaici e sistemi di stoccaggio energetico avrebbe cercato di costringere un cliente a pagare un riscatto di 4.500 dollari per le 80 miglia (130 Km/h) di autonomia, dopo il blocco nel software della sua batteria.
Ma la marcia indietro è stata subito inserita dopo il tumulto social che lo stesso Hughes avrebbe contribuito a scatenare, dopo la sua chiamata in casa. Tesla vendeva le Model S con batterie bloccate da software. Qui il nocciolo della questione.
Ad esempio, la prima Tesla di Seth Weintraub di Electrek è stata una Model S 40, che in realtà era una Model S con una batteria da 60 kWh bloccata dal software a 40 kWh di capacità. Un modo, secondo l’azienda di Elon Musk, di offrire diverse opzioni di gamma senza dover rendere più complicata la produzione con batterie di diverse dimensioni.
Successivamente, Tesla ha iniziato a offrire ai proprietari di quei veicoli con blocco del software la possibilità di sbloccare la capacità a un costo aggiuntivo. Ma l’ira dei clienti ha avuto la meglio, così il colosso di vetture elettriche ha gradualmente eliminato la pratica nel corso degli anni, utilizzando però pacchi batteria con blocco del software, durante la sostituzione in garanzia di pacchi batteria di determinate capacità che non produce più. Un autentico caos.
Jason Hughes, un famigerato hacker Tesla, ha rivelato la situazione dopo aver cercato di aiutare il cliente che ha acquistato una Model S 90 usata che era una Model S 60. Il cliente si era recato in un centro di assistenza Tesla per ottenere un aggiornamento del computer, in modo che il suo veicolo potesse rimanere connesso a Internet: i veicoli Tesla più vecchi avevano solo la connettività 3G, che sta scomparendo.
Dopo la visita di Tesla, ha ricevuto una chiamata dalla casa automobilistica che gli diceva di aver trovato un errore nella configurazione del suo veicolo e che avrebbero applicato una “correzione” alla sua auto. Ma quella correzione ha ripristinato la configurazione su una Model S 60 e bloccato l’autonomia dal suo pacco batteria, dopo 80 miglia.
Il cliente, infuriato, ha cercato di spiegare la situazione a Tesla e di fargli riattivare la capacità, che ha pagato da quando ha acquistato l’auto come Model S 90, ma Tesla gli risposto che avrebbe dovuto pagare 4.500 dollari per sbloccare la sua capacità.
E qui entra in gioco Jason Hughes: il cliente si rivolge a lui. Che, non potendo fare altrimenti ha evidenziato il problema sui social, il suo thread sulla situazione è diventato virale. E, guarda caso, Tesla ha contattato subito il cliente assicurando che avrebbe risolto immediatamente il problema.
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