L’app di messaggistica Signal si difende dalle accuse lanciate da Cellebrite: i suoi sistemi di crittografia non sono stati violati
Continuano le discussioni tra Signal – nota app di messaggistica – e Cellebrite, una società d’intelligence israeliana. Quest’ultima avrebbe affermato di avere tra le mani uno strumento in grado di aggirare i sistemi di sicurezza del servizio per messaggiare. Essendo Signal riconosciuto soprattutto per la sua capacità di criptare i contenuti inviati, si tratta di un’accusa piuttosto grave.
A tal proposito, proprio l’app di messaggistica si è difesa con un blogpost a riguardo. Nello specifico, Signal ha affermato che sia impossibile che lo strumento millantato da Cellebrite sia in grado di decriptare le comunicazioni, svelando anche le motivazioni alla base di questa affermazione. Anche molti esperti di cybersecurity si sono espressi a riguardo, dando ragione al software di messaggistica.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Telegram con pubblicità nel 2021: “Servono soldi per sopravvivere”
Signal e la risposta alle accuse di Cellebrite
Qualche giorno fa, la società d’intelligence israeliana Cellebrite ha rivelato di avere tra le mani uno strumento in grado di decriptare i messaggi di Signal, app di messaggistica riconosciuta proprio per il suo altissimo livello di sicurezza. Quest’ultima ha risposto alle accuse con un blogpost ufficiale. “La situazione di cui parla Cellebrite è ricollegabile esclusivamente a quando qualcuno tiene in mano un dispositivo sbloccato e può quindi guardare i messaggi al suo interno” è la risposta di Signal: “Altrimenti, decriptare i messaggi inviati con il nostro servizio è praticamente impossibile“.
FORSE TI INTERESSA ANCHE >>> Apple e la beta di iOS 14.4, come funziona l’anti-tracciamento
“Tra l’altro questo non è un problema di Cellebrite, che non può intercettare messaggi né tantomeno rompere la crittografia di una specifica comunicazione” ha continuato Signal nel suo blogpost: “Quello che fa Cellebrite è meno affidabile rispetto ad uno screenshot aprendo l’app. Non si tratta di magia, ma di un software mediocre“.