Lo smart working allunga le giornate. Anche dal punto di vista lavorativo. E’ questo il succo sviscerato da una attenta analisi di dati resi pubblici da USA Today. L’eccezione di passare anche 12 ore al giorno (non per forza di fila) davanti al pc, o a qualsiasi altro dispositivo, è diventata una normalità nell’era dell’emergenza sanitaria da Coronavirus.
Un esempio da prendere in considerazione? La proprietaria di una piccola startup, nonché consulente tecnologica ad Austin, in Texas, Schweiger, di solito è davanti a uno schermo prima delle 7 del mattino per iniziare i suoi “compiti ad alta intensità di pensiero” prima che suo marito e due figli piccoli si svegliano.
Si comincia così, ma Schweiger segue anche un corso di intelligenza emotiva online per conseguire il master in psicologia industriale e organizzativa presso l’Università di Harvard. “A volte faccio la doccia; a volte no“, ride, sulle colonne di USA Today. “Non è ancora così sicuro fare molte cose a causa di COVID e, se ti piace lavorare, tendi ad aumentarlo”. Quante, e quanti, Schweiger ci sono ormai nel mondo.
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Lo smart working è una parola nuova, che non esiste sul vocabolario inglese, ma ormai è entrata nelle nostre vite, cambiandole completamente.
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La comodità di avere tanta tecnologia a casa, sta creando una giornata lavorativa praticamente senza fine. Uno studio della Harvard Business School, su un campione di oltre 3 milioni di persone in 16 città in tutto il mondo, ha rilevato che la giornata lavorativa media è aumentata di 48,5 minuti (naturalmente non retribuita) rispetto alle prime fasi della pandemia.
Secondo un nuovo studio di Gartner, circa il 40% dei dipendenti ibridi o remoti, afferma che le loro giornate lavorative si sono allungate negli ultimi 12 mesi. Circa il 67% dei dipendenti intervistati concorda sul fatto che le loro aspettative di lavorare in modo flessibile sono aumentate e il 55% di loro concorda sul fatto che la flessibilità è un fattore determinante per la permanenza presso il proprio datore di lavoro.
Le giornate lavorative attuali durano da due a tre ore in più, alimentando un fenomeno in era Covid-19 chiamato “stanchezza sempre attiva“, definita così dalla ricercatrice di Gartner Alexia Cambon, deus ex machina della ricerca.
“Il tradizionale orario dalle 9 alle 5 non ha più senso oggi – sottolinea la Cambon – perché siamo in un ecosistema in cui si lavora tutto il giorno da casa e ci sono molte più interruzioni per motivi lavorativi o familiari”.
E’ il lato oscuro dello smart working: senza accorgersene non si stacca mai. “Dobbiamo mettere qualche paletto – conclude – perché questo non va bene per la salute mentale”.
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