Una ricerca condotta dall’Università di Heidelberg in Germania rivela uno scenario sorprendente sulla relazione tra smartphone e cervello
Qualcuno lo definisce una estensione del nostro corpo, di mani e braccia in particolare, qualcun altro la “scatola nera” della nostra esistenza. Per alcuni è un oggetto da cui non separarsi mai, nemmeno a letto, per altri ancora un’”invasione aliena” che dal 1990 “infesta” le nostre vite. In parole povere stiamo parlando degli smartphone, per molti il cellulare o telefonino, anche se questi termini sono afferenti ai primi device entrati in commercio.
Smartphone croce e delizia della nostra esistenza, l’oggetto per eccellenza del nostro lavoro, l’oggetto per eccellenza per restare in contatto con i nostri cari, l’oggetto per eccellenza dove trovare informazioni, divertimento e relax.
Ma cosa accadrebbe se, all’improvviso gli smartphone dovessero scomparire dalla nostra vita. Dove finirebbe quell’insieme composito di informazioni e dati? E soprattutto come reagirebbe il nostro cervello improvvisamente privato della principale fonte di stimoli tattili, visivi e sonori?
La risposta arriva da uno studio, condotto su 25 volontari, dell’età compresa tra i 18 e i 30 anni, monitorati dal team guidato dal Professor Mike Schmitgen, dell’Università di Heidelberg, Distretto di Karlsruhe del Land del Baden-Württemberg in Germania
Uno studio pubblicato sull’autorevole rivista Computers in Human Behavior.
La reazione del cervello alla privazione dello smartphone
Il primo dato, decisamente drammatico, che emerge dallo studio, è che la carenza per appena tre giorni dello smartphone (il test prevedeva solo l’accesso alle comunicazioni essenziali) stimola nel nostro cervello i recettori delle dipendenze, come fosse alcool o fumo.
Ma non solo. Lo studio ha fatto ricorso ad una risonanza magnetica funzionale, quella che mette in evidenza le attività cerebrali, evidenziando alcuni cambiamenti strutturali avvenuti nel cervello dei volontari.
Cambiamenti avvenuti nell’arco delle 72 ore del test. In particolare, si legge nella traduzione fatta da Ansa della rivista tedesca “sono state trovate associazioni tra cambiamenti nell’attivazione cerebrale nel tempo e sistemi di neurotrasmettitori correlati alla dipendenza”.
Particolarmente interessante la parte di test dove nel corso delle 72 ore lontani da smartphone, sono state mostrate ai volontari vari tipi di immagini, paesaggi, delle persone, fiori, il mare o barche. In questo caso, sempre stando ai dati della risonanza magnetica funzionale si è verificata l’attivazione di parti del cervello connesse all’elaborazione della necessità di ricompense e di voglie. Segnali cerebrali direttamente collegati alle dipendenze.
La ricerca, pur avendo una notevole autorevolezza, una dignità scientifica e l’onore della pubblicazione resta in ogni caso confinata ad una sfera storico, sociale e culturale limitate al determinato territorio tedesco. Chissà quali dati potrebbero emergere in Italia, la patria per eccellenza dell’uso degli smartphone. Ai posteri l’ardua sentenza