Con lo scoppio della pandemia, i numeri legati ai vari social network sono schizzati alle stelle. Lo studio sui più giovani
L’ultimo anno e mezzo è stato inevitabilmente contrassegnato dall’emergenza Covid e dalle conseguenti restrizioni. Miliardi di persone in tutto il mondo costrette a rimanere chiuse in casa e a trovare metodi alternativi per ammazzare il tempo (oltre allo studio e allo smart working). In questo senso, un ruolo fondamentale lo hanno avuto i social network.
Stando ad un’indagine portata avanti da Laboratorio Adolescenza e dall’Istituto IARD, negli ultimi mesi i social network hanno avuto una presenza sempre più ingombrante nella vita dei più giovani. Si è inoltre abbassata l’età in cui i ragazzi entrano in un possesso di un device con connessione ad internet.
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Social network e i giovani: numeri eloquenti durante il Covid
La ricerca portata avanti da Laboratorio Adolescenza e dall’Istituto IARD parla chiaro: l’emergenza Covid non ha fatto altro che rendere sempre più ingombrante la presenza dei social network per i più giovani. Presi come campione oltre 10.500 studenti tra i 13 e i 19 anni. Di questi, l’80% ha dichiarato di aver utilizzato i social più che in passato. Stando ai dati raccolti, il 76,5% degli adolescenti non spegne il telefono nemmeno di notte, per restare sempre connesso. Nel 2019, solamente il 60,4% degli adolescenti possedeva uno smartphone a meno di 11 anni. Oggi, si parla di un 78,1%.
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Dati abbastanza preoccupanti anche per ciò che riguarda l’uso dei social network da parte degli under 11. Nel 2019 la percentuale era del 34,5%, oggi del 41,8%. Confortanti invece i numeri relativi al pericoloso fenomeno del cyberbullismo. Il 74% del campione preso in considerazione ha dichiarato che nulla è cambiato, mentre solo il 6,4% parla di episodi in crescita. Per il 17%, questi sono invece addirittura in diminuzione.
“Questo esordio in età infantile sui social è molto pericoloso. Non si ha ancora la maturità psicologica per utilizzare strumenti così importanti a quest’età. Ma al di là dei pericoli più visibili, la permanenza nella piazza virtuale contribuisce ad aumentare la fragilità di una generazione di adolescenti in ansia da prestazione” ha spiegato il presidente di Laboratorio Adolescenza Maurizio Tucci.