Social ricettacolo di fake news sul Covid-19. Bruxelles dice basta

I colossi social non stanno facendo abbastanza per fermare la diffusione della disinformazione e su Covid-19 sulle loro piattaforme, dove continuano a proliferare le fake news. E’ questo l’allarme che arriva da Bruxelles, secondo un nuovo rapporto che punta il dito nei confronti di Facebook, Instagram, Twitter e Youtube

Covid Zone (Adobe Stock)
Covid Zone (Adobe Stock)

Una ricerca preliminare dell’organizzazione civica globale Avaaz, ha trovato 240 pezzi di contenuti di disinformazione verificati sui fatti su Covid-19. Che secondo quanto riferito sono stati apprezzati, condivisi e commentati più di 2,8 milioni di volte sulla diffusione su Facebook, Instagram, Twitter e Youtube, come riferito dall’Euronews.

Social, certi numeri non bastano. Youtube il peggior social network

Youtube (Adobe Stock)
Youtube (Adobe Stock)

È estenuante continuare a dirlo, ma nessuna delle piattaforme tecnologiche sta facendo abbastanza per frenare le bugie tossiche che inquinano le loro piattaforme“. Luca Nicotra, direttore della campagna di Avaaz, punta il dito nei confronti dei social che vanno per la maggiore, senza giri di parole: “Le quattro grandi piattaforme tecnologiche non riescono ad agire sul 37% del campione di contenuti di disinformazione Covid-19 studiato in questa ricerca“, ha aggiunto Avaaz.

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Secondo il report, emerge che Youtube sia diventato il peggior social network poiché ha trascurato di rimuovere oltre il 92 per cento della disinformazione legata al Covid. È stato seguito da Twitter (74 percento), Facebook (27 percento) e Instagram (7 percento), afferma il rapporto. YouTube si è difeso affermando che i suoi team hanno rimosso più di 900.000 video relativi a “informazioni mediche pericolose o fuorvianti sul Covid-19“.

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Facebook, dal canto suo, ha dichiarato di aver rimosso più di 18 milioni di contenuti, sia dalla sua piattaforma principale, sia da Instagram per aver violato le politiche di disinformazione sul Covid-19 e sui vaccini dall’inizio della pandemia, su Facebook stesso. “Abbiamo anche etichettato più di 167 milioni di contenuti Covid-19 classificati come falsi dalla nostra rete di partner per il controllo dei fatti“, ha ribadito un portavoce di Facebook. A quanto pare non è bastato.

Lo studio di Avaaz, d’altra parte, ha scoperto che la disinformazione di Covid-19 su Facebook aveva ricevuto più interazioni che su qualsiasi altra piattaforma. Twitter si è difeso con queste dichiarazioni a Euronews che “dall’inizio del Covid-19… abbiamo rimosso più di 22.400 Tweet e sfidato 11,7 milioni di account in tutto il mondo”.

Avaaz, però, ha invitato le società di social network e l’Unione Europea a combattere la disinformazione relativa al Covid-19, simile al cambiamento climatico. “Abbiamo urgente bisogno di un accordo di Parigi per la disinformazione“, ha affermato Nicotra, “ma ciò richiede che le piattaforme Big Tech si accordino su un solido Codice di condotta che abbia impegni significativi e azioni misurabili. Questo è l’ultima possibilità, altrimenti ci atterremo al regolamento“. Social avvisati, mezzi salvati.

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