Spotify e il “chiodo” fisso dei podcast: la piattaforma svedese compra l’australiana Whooshkaa e strizza l’occhio ai broadcaster radio
Spotify continua a scommettere sui podcast e ufficializza l’acquisizione di Whooshkaa, un’azienda australiana che permette ai creatori di contenuti (editori, soggetti indipendenti e brand) di pubblicare audio on-demand.
Quella dei podcast rappresenta l’altra faccia dello streaming musicale offerto da Spotify, un settore evidentemente centrale per la società svedese. Whooshkaa è infatti soltanto l’ultima di una delle tante aziende inglobate dentro la piattaforma fondata da Daniel Ek, che già lo scorso anno aveva deciso di mettere le mani su Megaphone. Più recentemente, Spotify ha provveduto ad assorbire anche Findaway, con l’obiettivo di imporsi stavolta nel mercato dei libri audio.
Spotify è dunque pronta a sfruttare la suite dell’azienda australiana al fine di migliorare ulteriormente la propria offerta musicale. Sfruttando una tecnologia proprietaria, Whooshkaa offre infatti la possibilità di trasformare i contenuti audio delle emittenti radiofoniche in contenuti podcast. Una peculiarità sulla quale il gigante dello streaming musicale vuole evidentemente scommettere: come indicato dalla stessa compagnia in un passaggio del comunicato stampa, questa particolare tecnologia verrà integrata direttamente dentro la suite Megaphone, l’altra piattaforma specializzata in annunci, analisi e monetizzazione.
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Arriverà in futuro la trascrizione automatica dei podcast?
Il risultato verso il quale ambisce Spotify è insomma evidente: strizzar l’occhio ai broadcaster radio, che potranno perciò pubblicare contenuti minimizzando i costi e sfruttando la possibilità di monetizzazione.
L’acquisizione di Whooshkaa potrebbe avere anche un’altra interessante chiave di lettura: arricchire le potenzialità dei podcast, sfruttando la possibilità di trascrizione automatica. Merito, in questo caso, della tecnologia speech-to-text (e text-to-speech) di cui può fregiarsi l’azienda australiana.
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I podcast sono dunque al centro dei pensieri della compagine svedese, che proprio lo scorso mese ha lanciato anche in Italia i primi podcast in abbonamento. Più di recente, invece, si è fatta largo l’altra novità legata alla valutazione dei podcast, attraverso un sistema di rating che permetterà agli utenti di valutare un episodio con un voto tra 1 e 5 stelle.