C’è chi annuncia clamorose notizie negative, per la prima volta negli ultimi anni, come Netflix. E chi gonfia il petto per annunciare urbi et orbi una crescita esponenziale di abbonato. Nonostante il periodo non sia così granché, e nonostante qualche gatta dal pelare di troppo.
E’ il caso di Spotify. Il noto un servizio musicale svedese che in un certo qual modo ha rivoluzionato il suo settore offrendo lo streaming on demand di una selezione di brani di varie case discografiche ed etichette indipendenti (Sony, EMI, Warner Music Group e Universal) ha annunciato l’ultimo report. Ottime notizie.
I numeri degli abbonati del servizio di streaming audio non hanno visto molto, se non del tutto, l’impatto delle controversie che hanno circondato il suo podcast Joe Rogan solo pochi mesi fa. Questa la notizia sorprendente.
Nel trimestre terminato lo scorso 31 marzo, gli abbonati premium a Spotify sono aumentati del 15% su base annua a 182 milioni, rispetto ai 180 milioni del trimestre precedente. Gli utenti attivi mensili sono aumentati del 19% anno su anno a 422 milioni, rispetto ai 406 milioni alla fine dello scorso anno. I numeri positivi non terminano qui. Nel trimestre precedente, infatti, gli abbonati premium sono aumentati del 16% su base annua, mentre gli utenti attivi mensili hanno visto un segno più, pari al 18%.
E’ mancata soltanto la ciliegina sulla torta, visto che Spotify aveva ipotizzato di di raggiungere i 183 milioni di abbonati premium in questo trimestre, peccato che ha leggermente mancato questo obiettivo, ma solo a causa del ritiro dal mercato russo, dopo l’invasione di Putin dell’Ucraina. “Escludendo l’impatto della nostra uscita dalla Russia, la crescita degli abbonati ha superato le aspettative“, ha affermato comunque la società scandinava nel suo comunicato stampa.
Chi si aspettava uno stop, ha dovuto ricredersi, almeno dopo i numeri ufficiali mostrati da Spotify. La crescita degli abbonati non è stata assolutamente rallentata in modo significativo a causa della controversia su Joe Rogan, che ha travolto l’azienda in questo trimestre finanziario.
Una controversia è iniziata quando artisti di alto profilo come Neil Young e Joni Mitchell hanno ritirato la loro musica dalla piattaforma svedese dopo aver detto che Joe Rogan stava usando il suo podcast Spotify per diffondere disinformazione sui vaccini.
Bloomberg ha notato che #SpotifyDeleted è stato presto di tendenza su Twitter poiché gli utenti si sono impegnati a smettere di utilizzare il servizio. A quanto pare, però, non abbastanza per portare alla luce dei numeri tanto sorprendenti quanto altisonanti.
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