Tutto e il suo esatto contrario. Ha la forza di aiutare l’uomo a fare qualsiasi cosa, eppure riesce a dividere per le sue infinite potenzialità. L’Intelligenza artificiale è stata oggetto di (forte) discussione, anche politica per il suo utilizzo all’Università. Non solo in Italia. Ma nel mondo.
In Polonia, per esempio, circa otto anni fa è stata introdotta per l’impiego nei servizi pubblici per l’impiego, con il fine di rendere più efficace, rapido e accurato l’abbinamento tra le offerte di lavoro: i candidati venivano classificati in 28 parametri, in base al punteggio, i candidati venivano collocati in tre diversi gruppi. Ma le discriminazioni sui disoccupati, inseriti nell’ultimo gruppo, crearono un vespaio di problemi.
Una situazione simile si è ripetuta nell’anno dello scoppio della pandemia da Coronavirus in Gran Bretagna. Dai disoccupati all’emarginazione degli studenti, il passo è stato breve: erano gli studenti in attesa di ottenere il diploma superiore e di conoscere quale sarebbe stato il loro voto finale; un fattore decisivo per entrare nelle università più prestigiose.
Intelligenza artificiale: va bene il suo uso, non il suo abuso
Coronavirus e Covid hanno bloccato tutto, una sorta di un time out che ha permesso al governo britannico di sterzare verso un’altra strada, diversa da quell’algoritmo che doveva dare i voti agli studenti, in base a tre categorie: la distribuzione storica dei voti in una data scuola nei tre anni precedenti, le previsioni degli insegnanti sul voto finale degli studenti e i voti da essi ottenuti in ogni materia.
“Anche quando un algoritmo fornisce un beneficio e quella rapidità del processo decisionale su una grande mole di dati, può comunque causare ulteriori problemi, come la discriminazione socioeconomica”. Le parole di Richard Harkens, ricercatore specializzato in processi algoritmici all’università di Birmingham, riassumono alla perfezione il fiasco dell’esperienza britannico nella scuola, che fa il paio con quella lavorativa polacca.
In Italia Intelligenza Artificiale e algoritmo è stato oggetto di discussione: il ministero dell’Università e della ricerca ha proposto di utilizzare algoritmi di intelligenza artificiale nel campo della selezione dei docenti universitari. Fratelli d’Italia, invece, propone di utilizzare “un sistema di intelligenza artificiale per rintracciare l’elenco dei giovani che terminano ogni anno le scuole superiori e l’università e li agganci a imprese del settore, agenzie per il lavoro e centri per l’impiego”. Il problema è sempre lo stesso: algoritmo e Intelligenza Artificiale non sembrano alla fine dei conti neutrali: gli esempi di Polonia ma soprattutto Gran Bretagna invitano alla prudenza. Va bene il suo uso, non il suo abuso.