E’ ormai tutto pronto per lo switch off del digitale terrestre. Vi spieghiamo cosa significa questo termine e come prepararsi alla nuova rivoluzione tecnologica.
Alcuni termini inglesi sono entrati prepotentemente nell’utilizzo di tutti i giorni, anche perché afferenti ad importanti tematiche veicolate al grande pubblico dalle televisioni o dai social network. Pensiamo, ad esempio, allo “switch off” del digitale terrestre, argomento certamente “caldo” per via delle sue ripercussioni economiche e tecnologiche. Dietro alle due parole straniere si cela infatti una rivoluzione destinata a cambiar per sempre – nel vero senso del termine – la visione dei contenuti in TV, con consequenziali benefici in termini soprattutto qualitativi e di efficienza.
Per i puristi della lingua italiana, valga la seguente spiegazione. Quando si parla di “switch off” (in italiano traducibile con “oscuramento”) si fa riferimento a quel processo di graduale abbandono dell’attuale sistema di trasmissione del digitale terrestre, abbracciando il nuovo standard denominato sotto il gergo tecnico “DVB-T2“. Le motivazioni che addensano una tale scelta sono diverse, ma possiamo sostanzialmente ricondurle lungo direttrici opportunistiche: molte delle frequenze occupate oggi dalle TV – quelle, per inciso, identificate nella banda 700 MHz – verranno in futuro lasciate libere a favore delle società attive nel settore delle telecomunicazioni, che potranno così sfruttarle per estendere il raggio d’azione delle reti 5G.
Immaginiamolo dunque come una sorta di cambio della guardia, animato dall’evidente obiettivo di svecchiare e modernizzare due settori nevralgici nel campo tecnologico: da un lato, maggior qualità nella visione dei contenuti televisivi; dall’altro, un incremento della velocità di picco nella navigazione ad Internet. Con riguardo al digitale terrestre, il primo effetto dirompente andrà per l’appunto ricercato nel miglioramento delle trasmissioni televisive, che al termine dello switch off passeranno al sistema di codifica “MPEG-4”, utilizzato finora soltanto dai canali HD. Cosa significa tutto questo? Saranno cestinati, in poche parole, tutti quei canali per così dire “standard” (quelli, cioè, che poggiano sull’attuale standard “MPEG-2”), i quali lasceranno così il posto a quelli in alta risoluzione. Torna in auge, insomma, quel cambio della guardia di cui s’è fatto cenno qualche riga addietro.
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Come verificare la compatibilità del TV o decoder di casa al nuovo digitale terrestre
Dal lato del consumatore si tratta di una rivoluzione importante, anche sotto il versante meramente economico. Lo switch off del digitale terrestre metterà infatti fuori gioco tutti quei televisori o decoder esterni non in grado di supportare lo standard HD. Con parole più semplici, verranno messi di canto tutti quei dispositivi che, ad esempio, non sono in grado di sintonizzarsi al canale 501 ospitante Rai 1 HD. Per riprodurre le trasmissioni televisive secondo gli ultimi linguaggi tecnologici bisognerà infatti avere in possesso un televisore od un decoder conforme allo standard DVB-T2 e codifica HEVC a 10 bit.
Tutti i TV di ultima generazione sono ovviamente già pronti alla rivoluzione digitale, ma considerato che lo standard DVB-T2 HEVC circola ormai da diverso tempo, non è aprioristicamente escluso che i dispositivi commercializzati negli anni passati siano già dotati di tutti i crismi per bypassare con successo la prova switch off. Alcune semplici operazioni permetteranno di verificare se il televisore di casa è in grado di gestire il nuovo corso MPEG-4 e a beneficio di una maggiore semplificazione ne citiamo soltanto una, peraltro di immediata comprensione: sarà sufficiente collegarsi ai canali di test “100” o “200”; laddove lo schermo restituisca la scritta “Test HEVC Main 10” il gioco è fatto, altrimenti si dovrà aggiornare il proprio televisore o decoder esterno con un dispositivo più moderno e recente.
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Per render meno gravoso l’impatto economico provocato dallo switch off, lo Stato ha messo a disposizione un bonus TV del valore di 50 euro da poter spendere fino al 31 dicembre 2022: a beneficiarne, in particolare, saranno le famiglie con valore ISEE inferiore a 20 mila euro.
Ricordiamo, infine, che il passaggio alle nuove frequenze sarà cadenzato in più tappe: l’esordio coinciderà con il primo settembre prossimo e interesserà le regioni del nord, per poi concludersi nella sua interezza a giugno del 2022, abbracciando in quest’ultimo caso le regioni del Sud.