Negli ultimi anni i servizi di messaggistica istantanea hanno preso il comando ed hanno soppiantato i vecchi sms, compresi ormai in versione illimitata in tutte le offerte telefoniche, sfruttando la potenza di internet. Chiunque abbia un cellulare di nuova generazione, ha la possibilità di installare ed utilizzare queste applicazioni, tra le quali WhatsApp risulta essere al primo posto tra quelle più conosciute ed utilizzate.
Ormai comunicare e condividere in tempo reale è un’abitudine entrata nel nostro quotidiano, ed è accessibile praticamente a chiunque. Oltre a WhatsApp però, da qualche anno ha preso piede un’altra applicazione: Telegram.
Telegram è un servizio di messaggistica istantanea e broadcasting che offre la possibilità di scambiare messaggi di testo tra due utenti o tra gruppi, effettuare chiamate vocali e videochiamate cifrate punto-punto, scambiare messaggi vocali, videomessaggi, fotografie, video, sticker e file di qualsiasi tipo fino a 2 GB (è possibile anche programmare l’invio dei messaggi). Telegram ha dei canali tramite i quali è possibile trasmettere in diretta con la partecipazione di altri utenti che si uniscono alla conversazione, e per questo anche molti personaggi noti o comunque professionisti in un campo specifico, amano utilizzare questa app per creare una sorta di “gruppi d’ascolto”.
Telegram è molto famoso ed apprezzato dagli utenti, e la sua diffusione come sempre attira moltissimi pirati digitali. La truffa è davvero dietro l’angolo, quando parliamo di online, e questo tra l’altro è il timore più grande di moltissimi utenti, e addirittura un motivo per cui altrettante persone decidono di non imbarcarsi nel mondo digitale.
Canali Telegram pirati, la scoperta e la denuncia
La notizia si inserisce nei fatti di cronaca legati alla pirateria digitale, e riguarda la scoperta di oltre 545 canali Telegram utilizzati per la diffusione illegale di opere dell’ingegno da parte del Nucleo Speciale Tutela e Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma.
Secondo quanto riportato, le perquisizioni di 8 persone residenti in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Campania, hanno portato alla responsabilità della diffusione su Telegram di prodotti editoriali protetti dal diritto d’autore. Tutto è partito dalla denuncia dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia per la divulgazione online di copie di quotidiani e riviste nazionali, alla quale si è poi aggiunta la scoperta della condivisione illegale di palinsesti televisivi e contenuti d’intrattenimento presenti nelle piattaforme di streaming. Secondo quanto si legge dagli organi di stampa, il procedimento penale è ancora alle indagini preliminari, e la responsabilità degli indagati sarà confermata solo, chiaramente, attraverso una sentenza di condanna definitiva.
Un business cresciuto tramite affiliazioni e sponsorizzazioni. Le prime riguardavano la pubblicazione di link appunto di affiliazione sui canali trasmessi, che portando all’acquisto da parte dell’utente, permetteva all’organizzazione di ricevere una percentuale di guadagno sugli stessi. Le sponsorizzazioni non sono altro che pubblicazione di pubblicità, sempre sui canali, con il pagamento da parte di chi acquistava lo spazio per essere inserito con i propri prodotti o servizi durante le trasmissioni.