Come se non bastassero gli effetti della pandemia, ci si è messo anche Putin con la sua invasione in Ucraina, ad aumentare le preoccupazioni di un mondo già lacerato dal Covid-19. Sono tantissimi a schierarsi contro la Russia.
In ambito sportivo ci sono nazionali come la Polonia, che ha già fatto sapere di non voler giocare contro la Russia gli spareggi Mondiali. Nel settore musicale il Sindaco di Milano ha ammonito il direttore d’orchestra Gergiev, se non condanna Putin, addio Scala. Perfino nel campo della pornografia, Pornhub ha vietato l’accesso agli utenti sovietici.
E poi c’è Anonymous, quel rinomato movimento decentralizzato di hacktivismo che agisce in modo coordinato per perseguire un obiettivo concordato, ma che stavolta si schiera contro la guerra di Putin, e ne dichiara un’altra proprio alla Russia.
La cyber-guerra: come si comportano Meta, Twitter e Youtube
Dalle minaccia via social, Anonymous è passato subito ai fatti. Il collettivo internazionale di hacker sabato ha rivendicato la responsabilità di una serie di attacchi DDoS (Digital Denial of Service) a media russi: prima è andata giù Russia Today, testata giornalistica online controllata Putin, poi i portali del Cremlino e del Ministero della Difesa russo”.
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“Anonymous ha in corso operazioni per mantenere offline i siti web del governo.ru e per inviare informazioni al popolo russo in modo che possa essere libero dalla macchina della censura statale di Putin”, ha twittato @YourAnonNews . “Abbiamo anche operazioni in corso per mantenere il popolo ucraino online nel miglior modo possibile”.
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Diversi account che affermano di essere affiliati ad Anonymous hanno condiviso un video in cui dichiarava una guerra informatica contro il presidente russo Vladimir Putin. Secondo l’account @YourAnonOne, gli attacchi informatici segnalati sono iniziati quando le forze russe hanno invaso l’Ucraina. Il Cremlino (tramite i media statali) ha negato che Anonymous fosse dietro le interruzioni, ha riferito la CNN.
Tuttavia, le interruzioni ci sono state e sono continuate fino a sabato quando l’invasione russa in Ucraina ha raggiunto il suo terzo giorno. Anonymous ha anche dichiarato di essere responsabile dell’hacking dei canali televisivi di stato russi. Da allora gli utenti dei social media hanno caricato video che mostrano immagini della bandiera dell’Ucraina e altri simboli mentre la musica ucraina viene riprodotta in sottofondo.
Anonymous non è l’unico ad aver dichiarato una cyber-guerra alla Russia. Giovedì il ministero della Difesa ucraino ha invitato gli hacker a fare volontariato per “unità informatiche difensive e offensive“, ha riferito Reuters. La richiesta è arrivata dopo che una raffica di attacchi informatici ha colpito le banche ucraine la scorsa settimana, che gli esperti di sicurezza statunitensi e britannici hanno attribuito alla Russia. Anche in questo caso la Russia ha negato ogni responsabilità.
La guerra si è spostato sul web, dunque, online. Il governo ucraino chiede piattaforme tecnologiche e di social media per aiutare a frenare la disinformazione diffusa dal governo russo. YouTube, dal canto suo, ha annunciato che impedirà ai canali dei media statali russi di guadagnare entrate pubblicitarie e limiterà l’accesso a RT in Ucraina, tra le altre misure.
Twitter ha dichiarato che bloccherà temporaneamente tutti gli annunci in Ucraina e Russia “per garantire che le informazioni critiche sulla sicurezza pubblica siano elevate e che gli annunci non ne risentano”.
Il capo della politica di sicurezza di Meta ha annunciato venerdì che Facebook “proibisce ai media statali russi di pubblicare annunci o monetizzare sulla nostra piattaforma in qualsiasi parte del mondo“. Già, come se non bastasse la pandemia…