Un accordo tutt’altro che scontato porta Uber in Italia. La nota azienda californiana (di San Francisco) dominante in tutto il mondo, è riuscita a superare i dissapori con i taxisti, a un certo punti talmente forti da mettere a serio pericolo il servizio.
Uber, dunque, che fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un’applicazione mobile che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti, insieme a AirBnb uno dei maggiori rappresentanti della cosiddetta economia collaborativa sbarcherà nel Belpaese, a Roma in primis.
Uber Technologies ha siglato un accordo per integrare la sua app di ride-hailing con il più grande spedizioniere di taxi italiano, con il chiaro obiettivo di rafforzare la sua presenza nella terza economia più grande dell’eurozona. La mossa fa parte della strategia di Uber di lavorare con operatori di taxi affermati, attingendo a una ripresa della domanda dopo la recessione causata dalla pandemia.
In base all’accordo con IT Taxi, oltre 12.000 tassisti in Italia avranno accesso alla piattaforma Uber. Che a sua volta renderà l’app disponibile in oltre 80 nuove città: Roma ma anche Milano, Torino e Bologna. Per cominciare.
La partnership all’italiana, che inizierà a giugno, fa parte di un piano di espansione molto forte da parte di Uber, che vuole conquistare l’Europa: non si spiegano altrimenti gli accordi, simili, con Spagna, Germania, Austria, Turchia. Ma anche Corea del Sud, Hong Kong, nonché a New York e San Francisco. La compagnia vuole avere tutti i taxi disponibili sulla sua app entro il 2025.
“Questo è un accordo davvero storico in uno dei nostri mercati strategicamente più importanti a livello globale” tuona Dara Khosrowshahi, CEO di Uber. Segue a ruota Loreno Bittarelli, presidente della Cooperativa Radiotaxi 3570. “Oltre a quelle dei nostri utenti – ha detto nel video annuncio – riceveremo le richieste di tutti gli utenti Uber, che sono tantissimi, e potremo così ampliare notevolmente la nostra base di clienti, soprattutto di quelli stranieri, provenienti da oltre 10.000 città in tutto il mondo”. Adesso è tutto rose fiore, tutti vanno d’amore e d’accordo, ma non è stato affatto così per molto tempo.
L’accordo, infatti, è stato preceduto da di anni di proteste, battaglie, scioperi e perfino blocchi del traffico, a Roma più di tutte le altre città italiane. In molti definivano Uber una “discussa applicazione” che continuava a lavorare grazie a “norme costruite su misura per la potente multinazionale“. L’accordo prevede che Uber si prenda il 6% sul prezzo di ogni corsa, mentre i tassisti (romani) ci guadagnano molta più visibilità e, probabilmente, molte più chiamate. Via libera a giugno. Così questo matrimonio s’ha da fare.
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