Come annunciato nelle scorse ore, su Facebook c’è stata una grande opera di “pulizia” tra gli utenti. Ne sono stati bloccati a migliaia, per un motivo ben preciso. Ecco tutto quello che c’è da sapere
Nonostante il successo in costante crescita di varie piattaforme come Instagram e TikTok, Facebook continua ad essere il social network di riferimento per milioni di utenti in tutto il mondo. La piattaforma nata dalla mente di Mark Zuckerberg colleziona ogni giorno successi e taglia altri traguardi, per un fenomeno che sembra non volersi fermare.
Tra post, foto, video, dirette, gruppi pubblici e privati, giochi e chi più ne ha più ne metta, ogni utente può trovare un vero e proprio ecosistema accessibile con un click. Senza dimenticare che sta prendendo piede in maniera sempre più preponderante il metaverso, destinato a “cambiare le carte in tavola” nei prossimi anni. Intanto, c’è una notizia riguardante proprio gli utenti che popolano la piattaforma.
Meta ha appena annunciato di aver bloccato oltre 1600 account di altrettanti utenti. Il motivo? Diffondevano fake news in merito al delicato tema del conflitto tra Russia ed Ucraina.
Nello specifico, venivano condivise finte pagine Facebook accessibili con un link, che in realtà rimandavano a siti contenitori di informazioni legate alla guerra. “Uno di questi si è concentrato sull’Ucraina, due sulla Francia, due sull’Italia, tre sulla Lettonia, quattro sul Regno Unito e cinque sulla Germania” spiega Facebook con una nota ufficiale.
Nel corso dell’estate si sono moltiplicate le condivisioni in questo senso, ma solo a settembre è stato raggiunto il picco. Si tratta della più grande campagna di disinformazione fino ad ora messa in piedi in merito al conflitto tra Russia ed Ucraina. Tra i siti fake, si trovavano anche copie di Repubblica, ANSA e del Guardian. All’interno della lista di 1600 account colpiti, ce ne sono anche diversi che si occupavano di un altro tema di non seconda importanza: propaganda cinese in vista delle elezioni di medio termine in programma il prossimo novembre. Il modus operandi era sempre lo stesso, ossia condivisione di pagine Facebook che rimandavano a copie di siti d’informazione autorevoli. Con la possibilità di influenzare le menti di migliaia di utenti, sia cinesi che non.
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