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Un ransomware per fare beneficenza? Esiste e sta facendo il giro del web

Published by
Pasquale Conte

Incredibile ma vero, esistono anche ransomware “a fin di bene”. Diverse le segnalazioni arrivate in merito a GoodWill, ecco di cosa si tratta

Continuano ad arrivare segnalazioni in merito a malware e virus vari che stanno facendo il giro del web. Bisogna stare sempre più attenti a ciò che si va a cliccare o a scaricare, anche e soprattutto considerando il periodo delicato che stiamo vivendo dal punto di vista della sicurezza online.

In rete stanno emergendo segnalazioni in merito ad un ransomware pensato a fin di bene (Adobe Stock)

Tra i tanti allarmi emersi, c’è anche quello riguardante GoodWill. Si tratta di un ransomware, che all’apparenza agisce come tanti altri. Una volta che va a colpire i computer delle vittime, crittografa i file e chiede poi un riscatto. È proprio su quest’ultimo punto che c’è la grande differenza rispetto agli altri virus.

GoodWill, il ransomware che chiede azioni di beneficenza come riscatto

Viene chiesto alle vittime di effettuare alcune azioni a fin di bene (Adobe Stock)

GoodWill è il ransomware pensato per fare beneficienza. Una volta aver crittografato i dati dei computer colpiti, alle vittime viene richiesto di compiere buone azioni come forma di riscatto. Entrando più nello specifico, le persone interessate sono chiamate a: regalare coperte e vestiti ai senzatetto, accompagnare cinque bimbi meno fortunati in un ristorante, andare in un ospedale, dare una mano a un soggetto che ha bisogno di affrontare una spesa medica e non ha i soldi. E bisogna poi testimoniare il tutto, nei primi due casi filmando l’azione e pubblicando il contenuto sui social network. Nel terzo caso, invece, bisogna registrare la conversazione e inviarla poi agli autori del malware.

Al termine di tutto, viene chiesto alla vittima di pubblicare un post sui social network nel quale viene specificato che il ransomware GoodWill lo ha trasformato in un essere umano gentile. Al momento si sta cercando di capire da dove sia emerso questo strano virus. Pare che le origini siano indiane, presso un’azienda che si occupa di sicurezza informatica. Se volete evitare di cascarci, i consigli sono i soliti: evitate di cliccare link, non accedete a siti sospetti e tenete un backup offline aggiornato.

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Pasquale Conte

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