Addio alle rovinose cadute degli smartphone, o Melafonini. Addio alle rotture del vetro di un cellulare. Da una benedettissima ricerca scientifica di un team della University of Queensland, di qui a breve, non ci sarà bisogno neanche di protezione per i dispositivi di tutto il mondo.
Il team australiano, infatti, starebbe sul punto di proporre una nuova tipologia di vetro promette protezione infrangibile per gli smartphone, grazie a uno studio accuratissimo sui nanocristalli di perovskite, materiali dalle interessanti caratteristiche fisiche che hanno attirato una crescente attenzione da parte della comunità scientifica per le loro eccellenti proprietà ottiche, elettriche, e di resistenza.
Le perovskiti agli alogenuri di piombo, infatti, possono esibire una fotoluminescenza a banda stretta e brillante, hanno problemi di stabilità legati alla formazione di fasi inattive e alla perdita di ioni piombo, ma che può essere stabilizzata formando un composito con una fase vetrosa di una struttura metallo-organica attraverso la sinterizzazione in fase liquida.
I ricercatori dell’Università del Queensland stanno studiando una soluzione che permette di impiegarlo ugualmente, infondendolo all’interno di strutture di vetro appositamente progettate, per combinare le proprietà di entrambi i materiali. Il vetro, infatti, stabilizza la perovskite sotto elevata eccitazione laser: dalla ricerca sviluppata circa l’80% della fotoluminescenza è stata mantenuta dopo 10.000 ore di immersione in acqua.
I semiconduttori di perovskite ad alogenuro di piombo (LHP), infatti, mostrano eccezionali proprietà optoelettroniche. Le barriere per le loro applicazioni, tuttavia, risiedono nel loro polimorfismo, instabilità ai solventi polari, segregazione di fase e suscettibilità alla lisciviazione di ioni piombo.
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“Segnaliamo una famiglia di compositi scalabili fabbricati attraverso la sinterizzazione in fase liquida di LHP e vetri con struttura metallo-organica – fa notare il team di studiosi nel loro report, pubblicato da science – il vetro funge da matrice per gli LHP, stabilizzando efficacemente le fasi di perovskite di non equilibrio attraverso interazioni interfacciali. Queste interazioni inoltre passivano i difetti superficiali dell’LHP e impartiscono una fotoluminescenza brillante a banda stretta con un’ampia gamma per la creazione di diodi a emissione di luce bianca (LED). I compositi lavorabili mostrano un’elevata stabilità contro l’immersione in acqua e solventi organici, nonché l’esposizione a calore, luce, aria e umidità ambientale”.
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Nel processo ideato dai ricercatori verrebbe utilizzato del vetro poroso. Che, combinato con le cosiddette “perovskiti doppie” a base di metalli leggeri, permette di superare i limiti (di tossicità e smaltimento) dato dalla loro composizione a base di piombo. Il vetro proteggerebbe i nanocristalli di perovskite, che verrebbero situati all’interno, per conferire robustezza e flessibilità pur mantenendo trasparenza. Lo studio va ancora ultimato, magari fra qualche anno si potrà davvero sorridere e non piangere, quando cade uno smartphone, spaccando il vetro.
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