Esistono sul mercato applicazioni di terze parti che permettono di cedere i propri SMS non utilizzati dietro ritorno economico. Tale pratica è illegittima sotto più profili ed espone l’utente a gravi conseguenze, come spiegato da TIM e Kena Mobile
Da qualche tempo ha preso piede una pratica commerciale tra gli utenti che sfrutta applicazioni di terze parti sullo smartphone per cedere, dietro compenso, il quantitativo di SMS non utilizzato nella propria tariffa telefonica.
Oltre a violare le condizioni contrattuali di erogazione dei servizi sottoscritte tra il consumatore e il gestore, tale pratica si pone sul mercato in modo illecito in quanto fornisce, senza possedere titoli e autorizzazioni necessarie, servizi di comunicazione a utenti terzi.
Ecco perché alcuni operatori non sono rimasti insensibili dinanzi a un fenomeno che purtroppo si sta diffondendo in misura crescente sul mercato. È stata WindTre la prima società a informare delle conseguenze negative a cui i consumatori potrebbero a vario titolo andare incontro, e nelle ultime ore tale comunicazione è stata spedita anche da TIM e dal suo operatore virtuale Kena Mobile.
Come abbiamo scritto prima, questa pratica si caratterizza per l’esistenza di applicazioni di terze parti che, una volta scaricate e installate sul proprio smartphone, inoltrano gli SMS non utilizzati a numeri telefonici di terze parti, ottenendo in contraccambio un compenso. Senza troppi giri di parole, è possibile guadagnare con la propria tariffa, cedendo a terzi alcuni servizi in essa compresi come appunto i messaggi non utilizzati.
Vendita SMS dietro compenso: dal blocco alla risoluzione del contratto
Secondo quanto precisato da TIM, questa pratica si pone negativamente sul mercato sotto più profili, considerata non soltanto la violazione delle condizioni contrattuali sottoscritte a suo tempo dal consumatore, ma anche dal rischio di attacchi informatici (phishing e smishing in primo luogo) di cui queste applicazioni di terze parti – che di fatto non sono legittime – potrebbero provocare.
A questo si aggiunge la violazione delle norme che fanno riferimento al contratto di abbonamento tra l’utente e il gestore telefonico, che prevedono un utilizzo per finalità personali dei messaggi. Senza considerare, inoltre, che la rivendita degli SMS è una pratica ammessa verso soggetti che, a fronte di un specifico accordo con TIM, sono dotati di un’apposita autorizzazione del MISE.
Per tutti questi motivi, pertanto, gli operatori possono adottare tutte le misure necessarie per rafforzare la propria tutela dinanzi all’utilizzo illegittimo dei servizi di comunicazione, e tra queste vengono citate sicuramente la risoluzione del contratto e il blocco dei servizi.