La NASA condivide un filmato che mostra i segnali radio emessi da Venere durante il corso di una missione della sonda spaziale “Parker Solar Probe”.
Un suono sibillino riecheggia nelle menti di chi ambisce a dar concretezza alle inesplorate meraviglie del nostro Sistema Solare. Un borbottio, dalle tonalità stridule e via via sempre più pungenti, è stato infatti captato dai sofisticati congegni della NASA durante il passaggio della sonda spaziale “Parker Solar Probe” nelle serpeggianti strette della superficie di Venere. A dimostrazione che, alla stregua di Marte, anche il pianeta che condivide il nome della dea dell’amore e della bellezza può regalare emozioni.
Le stridule tonalità, già al centro di alcuni approfondimenti pubblicati sulla rivista “Geophysical Research Letters”, sono state registrate durante un sorvolo effettuato dalla navicella della NASA durante lo scorso undici luglio, sfruttando il misuratore di campi elettrici e magnetici denominato “Fields”, incorporato tra gli avanzatissimi strumenti di bordo della sonda. Alla stregua della Terra, anche Venere ha infatti uno strato di gas chiamato ionosfera: tale plasma emette naturalmente onde radio, la cui riproduzione è possibile soltanto in possesso di strumenti tecnologicamente all’avanguardia, come per l’appunto nel caso del misuratore Fields.
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Le rilevazioni della Parker Solar Probe assumono, ad ogni buon conto, i connotati della casualità. La navicella spaziale dell’agenzia governativa americana, tra le più importanti per potenzialità ingegneristiche, è stata infatti costruita per studiare i venti solari; per accondiscendere all’obiettivo, ha tuttavia bisogno di servirsi di Venere, indirettamente “utilizzato” dalla sonda spaziale per compiere delle manovre orbitali che rendono possibile un suo graduale avvicinamento al Sole. Potremmo in quest’ottica immaginare il pianeta venusiano come una fionda che lancia la sonda americana verso la stella madre del Sistema Solare. Da qui trova così corpo la registrazione dell’inquietante segnale, con un dato che appare senza dubbio rimarchevole: la navicella si è avvicinata – come mai prima d’ora – a soli 833 kilometri dalla superficie venusiana, ed è grazie a questa risibile distanza che è stato possibile captare – per una durata complessiva di sette minuti – l’inquietante segnale radio emesso a bassa frequenza dalla ionosfera del pianeta.
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La rilevazione della NASA ha certamente un impatto significativo, giacché dimostra la profonda volubilità di Venere. Tramite gli striduli versi è stato infatti possibile calcolare la densità della ionosfera del pianeta venusiano e rispetto ai dati in possesso – risalenti a più di trent’anni fa – sono emersi cambiamenti di una certa importanza. Come spiegato dal sito ufficiale dell’agenzia governativa americana, l’alta atmosfera di Venere è in grado di subire drastiche mutazioni durante un intero ciclo di attività solare. E proprio tali trasformazioni sono ad oggi al centro dello studio pubblicato sulla rivista “Geophysical Research Letters”, nell’evidente obiettivo di discerne le potenzialità del vero pianeta “gemello” della Terra.
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