Trapelano in rete alcuni rumors sulle novità del decreto legislativo con il quale l’Italia recepirà la direttiva UE 2018/1972, tra vincolo temporale dei contratti di rete fissa e mancate prese di posizione sul modem libero per gli abbonamenti FTTH
Alcune indiscrezioni diffuse in rete nelle scorse ore hanno anticipato le novità salienti che ispireranno il decreto legislativo di recepimento del Codice delle Comunicazioni Elettroniche europeo (direttiva UE 2018/1972). Come riportato infatti da DDAY, l’imprinting della nuova misura poggerà su una direttrice di fondo: il periodo massimo di impegno contrattuale non superiore ai 24 mesi.
Il decreto legislativo sancisce innanzitutto che i contratti di telefonia stipulati tra l’operatore e il consumatore non potranno superare la durata massima di ventiquattro mesi. Cade quindi il precedente orientamento ancor più rigido, che avrebbe portato all’emersione di un vincolo di durata solamente annuale: il governo ha infatti scelto una linea un po’ più “morbida”, approvando alcuni dei pareri emersi nelle more del procedimento legislativo. Se è vero che gli operatori dovranno comunque prevedere tra le loro offerte la possibilità di vincolarsi per dodici mesi, appare evidente e per certi versi anche scontato ipotizzare che tale discrimine temporale farà da contraltare a tariffe non propriamente identiche.
Come spiegato dalla stessa fonte, l’inserimento di un vincolo contrattuale trova spiegazione nella volontà di spingere verso una rete a prevalenza FTTH. In buona sostanza, l’assenza di un periodo massimo di impegno contrattuale avrebbe costituito un freno al passaggio tempestivo allo standard di connettività più potente e moderno nel momento in cui quest’ultimo arriverà nell’abitazione dell’utente, magari ancora legato alle vecchie reti in rame. Ricordiamo, in questo senso, che l’estensione totale della rete FTTH è prevista per il 2026.
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Le perplessità sul modem libero per gli abbonamenti FTTH
Nel decreto legislativo non trova invece spazio la questione del modem libero per gli abbonamenti FTTH, con il rischio che il modem-router venga utilizzato come meccanismo indiretto per tenere avvinto il cliente presso le proprie fila, disincentivando la migrazione per via dei costi economici da sostenere. Dal loro canto, gli operatori telefonici sostengono che le terminazioni di rete in fibra ottica sono parte della loro rete proprietaria e di conseguenza risultano fuori standard.
Ma non solo, perché come rilevato dalla fonte, pare che non ci siano dettagli con specifico riguardo alla rateizzazione del modem nel periodo contrattuale massimo di 24 mesi. La situazione che verrebbe a crearsi è tutt’altro che chiara: se è vero che il “lock-in” dell’abbonamento non potrà superare i due anni, cosa accadrà invece per il modem? Il rischio, in questo caso, è che la rateizzazione del modem possa protrarsi ben al di là del tetto temporale massimo dei 24 mesi, con evidente aggravio della posizione del consumatore.
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In ogni caso, si tratta ancora di indiscrezioni, ed è per questo che appare necessario restare in attesa di ufficialità al fine di far definitiva chiarezza sull’argomento.