Il caricabatterie è un oggetto di uso comune che ogni giorno impieghiamo per tantissimo tempo e che tendenzialmente abbiamo perennemente inserito in corrente. Questo ha dei costi che ricadono sulla bolletta.
Un oggetto piccolo, che consuma poco, che ci serve per caricare il telefono, il tablet, il computer di ultima generazione. Quindi è comodo averlo perennemente pronto all’uso, nella convinzione che non possa fare alcun danno.
Se l’obiettivo è quello di risparmiare e quindi tagliare tutte le possibili voci in bolletta è il caso di iniziare anche dai piccoli provvedimenti, come il caricatore.
Caricabatterie: quanto consuma veramente
Uno strumento piccolo che comunque consuma e che, se utilizzato perennemente, può portare anche a dei pericoli. Il caricabatterie non deve stare in corrente in maniera continuativa, non nasce per questo scopo. Inoltre è inutile caricare un telefono per 10 ore se in realtà ci mette 30 minuti per essere al 100%. Per questione di praticità mettiamo sotto carica i dispositivi la notte per trovarli pronti al mattino, ma è sbagliato.
Questa pratica è pericolosa perché c’è un afflusso di corrente mentre dormiamo e potrebbero esserci dei problemi senza che ce ne rendiamo conto, inoltre il telefono collegato continua a consumare. Poco ovviamente, ma lo fa. In un’ottica di risparmio, con i costi in bolletta alle stelle e una difficoltà crescente per i prezzi lievitati ovunque risulta sicuramente interessante capire come ridurre le spese e tagliare tutto ciò che non è strettamente necessario.
Costi in bolletta per l’alimentatore
L’alimentatore del telefono anche se non collegato ad un dispositivo finale comunque consuma perché è un oggetto che trae energia. Quando lo lasciamo in corrente quindi stiamo usando dell’energia inutile. Dal punto di vista della comunità europea esiste addirittura un regolamento in merito per la progettazione di dispositivi che siano ecocompatibili e a impatto zero a partire dal 2020. Questi, posti in corrente senza collegamento, devono consumare al massimo 0.1 watt. Il problema di quelli più moderni è che di base consumano molto di più perché sono più potenti e quindi solitamente arrivano almeno a 0.21 watt.
Facendo una stima in termini pratici, considerando il prezzo dell’energia di 0.40 euro a kWh, spenderemo 35 centesimi per il cellulare attaccato, se invece colleghiamo il pc 73 centesimi (ovviamente in base alla portata del caricatore). Un alimentatore datato può arrivare anche a 4 watt e quindi se lasciato in corrente consuma un bel po’.
Queste “piccole” spese che ci sembrano all’apparenza insignificanti se sommate tra loro e con tutti i piccoli consumi degli elettrodomestici in casa che sono collegati senza essere usati vanno a pesare in bolletta. Il prezzo finale non è dato da un singolo oggetto ma dall’insieme di questi ed è importante fare attenzione per risparmiare ma anche per evitare sprechi inutili.