L'applicazione WhatsApp potrebbe essere presto bloccata dal governo Saudita. Il motivo è legato al rifiuto della società californiana di cambiare la sede dei server locali dalla California al Regno.
L’applicazione WhatsApp ha cambiato notevolmente le nostre abitudini di utilizzo, con alcuni aspetti decisamente positivi dal punto di vista economico (pensiamo al risparmio sull’invio dei messaggi), ma anche negativi per quanto riguarda la privacy, come abbiamo visto anche qualche tempo fa.
Nonostante ciò, pare che in pochi rinuncerebbero all’uso dell’app, diventata un vero e proprio must per un possessore di un telefonino o di uno smartphone connesso alla rete. Cosa dovranno dire, quindi, gli utenti dell’Arabia Saudita, che saranno presto orfani del servizio?
Il regime guidato dal re Abd Allah, infatti, è pronto a bloccare la piattaforma di messaggistica. Il motivo, però, non è legato apparentemente alla privacy o a decisioni di carattere normativo religioso: secondo quanto dichiarato dal CITC, la commissione del paese che si occupa della Comunicazione e dell’Information Technology, la società si è rifiutata di collocare i server locali in Arabia Saudita (attualmente si trovano in California).
In realtà la volontà di avere i server collocati sul territorio saudita è un modo per rendere più diretto e completo il controllo delle comunicazioni effettuate attraverso il servizio. Una scelta che conferma l’astio della monarchia saudita verso la rete Internet e i “pericoli” che essa comporta, soprattutto per quanto riguarda la stabilità interna, il mantenimento dello status quo e il rischio di ampi focolai di protesta (le Primavere Arabe, le proteste in Turchia e in Brasile ne sono un chiaro esempio).
E’ anche possibile, però, che il blocco di WhatsApp e i conseguenti disagi alla popolazione che accede a questo tipo di servizio possa scaldare ulteriormente gli animi e causare effetti decisamente imprevedibili.