I cambiamenti dei termini di servizio da parte di Whatsapp ha scombussolato milioni di utenti, i quali temono ripercussioni sulla propria privacy anche a fronte dell’ambiguità da parte dell’azienda di Zuckerberg. Siamo sicuri ci sia da temere? Cerchiamo di capire come stanno le cose.
Matteo Flora è un esperto in reputazione digitale e professore a contratto in Corporate Reputation presso l’Università di Pavia. Per aiutare gli utenti a districarsi e capire i numerosi interrogativi del web, ha deciso di far partire una rubrica sul suo canale YouTube. Quest’ultima è stata intitolata #Garantismi ed è alla sua seconda puntata. Stavolta si parla di Whatsapp e della privacy annessa all’app di messaggistica. Come sempre, ad affiancarlo nella spiegazione di alcuni meccanismi giuridici ci penserà l’avvocato Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali.
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E’ ormai da qualche settimana che va avanti la storia riguardante il cambiamento dei termini di servizio da parte di Whatsapp che, con una notifica interna all’app, ha chiesto agli utenti di accettarla. In caso contrario, dall’8 febbraio l’app non sarebbe stata più funzionante. Molti utenti hanno storto il naso, altri hanno prontamente abbandonato l’app in favore di altre come Signal e Telegram con il timore di veder compromessa la propria privacy.
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Delle notizie circolate c’è però da fare una distinzione tra ciò che è falso e ciò che non lo è. In primis, la questione riguardante la condivisione di dati tra Whatsapp e Facebook per una motivazione marcatamente commerciale, è completamente falsa. Ciò che c’è di vero è che la pressione dell’azienda nel costringere ad accettare i nuovi termini, ha portato le persone a dubitare. Ad aggravare questo problema è che anche gli esperti poco ci hanno capito dei cambiamenti dell’app a causa dell’ambiguità da parte del team di Whatsapp. Pochi giorni fa, però, da Menlo Park hanno fatto sapere che il tanto temuto aggiornamento slitterà al 15 maggio prossimo e questo “semplice” rinvio ha prontamente fatto cambiare idea ad alcuni sulle cattive intenzioni da parte di Zuckerberg.
Chi ha avuto colpe in questa bufera? Ci sono reali pericoli o la disinformazione ha causato inutili polemiche? Cosa realmente cambierà nella privacy degli utenti? A tutte queste domande cercano di dare una risposta Matteo Flora e l’avvocato Scorza.
La diretta, in programma alle 18, è visibile dal collegamento video in basso.
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