WhatsApp è stata condannata al pagamento di una maxi-multa per aver violato le leggi europee sulla privacy. La società di Mark Zuckerberg non ci sta e annuncia ricorso alla Corte europea.
Il lungo braccio di ferro tra la Commissione per la protezione dei dati in Irlanda e WhatsApp è costato alla celebre app di messaggistica istantanea l’esborso di una pesantissima multa da ben 225 milioni di euro. La società controllata da Facebook è stata infatti ritenuta soccombente in un procedimento giudiziario che l’ha vista parte attiva sin dall’ormai lontano 2018 e che proprio nelle scorse ore ha trovato definitiva conclusione. Con un pronunciamento tutt’altro che favorevole per la compagine di Mark Zuckerberg: WhatsApp ha violato le leggi europee sulla privacy ed è stata perciò multata con una maxi-sanzione.
La vicenda prende le mosse dall’indagine avviata dalla Commissione per la protezione dei dati irlandese (DPC) verso la fine del 2018: l’organo preposto aveva infatti deciso di esaminare tutte le attività compiute da WhatsApp al fine di verificare la presenza di inadempimenti rispetto agli obblighi di trasparenza nei confronti degli utenti, in particolar modo con specifico riguardo alla fornitura di informazioni chiare e complete. Questo perché la DPC è responsabile del controllo dell’adesione al regolamento europeo GDPR.
Si avviò un dialogo con WhatsApp e un naturale procedimento che trovò nello scorso luglio un impulso decisivo, allorquando gli enti regolatori europei imposero all’Irlanda di ritoccare verso l’alto la sanzione decisa inizialmente. Come risultato dell’indagine, la Commissione ha rilevato la presenza di un “deficit significativo”, da parte di WhatsApp, nella trasparenza verso gli utenti riguardo alle modalità di raccolta e utilizzo dei dati personali e la condivisione degli stessi con Facebook, la società controllante. Da qui trova così spiegazione la stangata nei confronti dell’app di messaggistica.
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Resiste il “record” di Amazon
WhatsApp non sembra comunque aver accolto con favore la decisione dell’ente regolatore. Tramite una nota ufficiale, la società controllata da Facebook ha voluto precisare il proprio impegno nell’offrire agli utenti un servizio sicuro e trasparente, ma soprattutto ha annunciato la decisione di ricorrere alla Corte europea, giacché la sanzione prodotta è stata ritenuta “sproporzionata ed eccessiva”. Per gli amanti dei numeri, quella di WhatsApp è la seconda multa più onerosa inflitta dall’UE nei confronti di una società impegnata nell’industria tecnologica: resiste quindi lo “speciale” record di Amazon.
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Settembre non sembra insomma essersi aperto con positività per l’app di messaggistica istantanea, che proprio ieri è stata protagonista di un report di Check Point Research su una presunta vulnerabilità – fortunatamente non sfruttata dagli hacker – dentro all’opzione dei filtri delle foto.