Quella fatidica data prima annunciata e poi posticipata, è arrivata. Dal 15 maggio Whatsapp non sarà più come prima. O meglio, bisognerà adeguarsi alla nuova informativa sulla privacy, che tanto ha fatto discutere nei mesi scorsi. Per chi l’accetterà, non cambierà nulla. Viceversa, chi rimarrà fermo sul volli fortissimamente volli dire no, avrà delle conseguenze. Non nell’immediato, certamente graduali.
“Il 15 maggio non sarà eliminato nessun account e non si perderanno funzionalità”. La FAQ dell’app informatica di messaggistica istantanea centralizzata statunitense, creata nel 2009 e dal 19 febbraio 2014 facente parte del gruppo Facebook, mette subito chiaro una cosa fondamentale: il cambiamento, sempre per chi non ha intenzione di accettare la nuova normativa sulla privacy, non avverrà il 15 maggio.
Detto ciò, però, dal 15 maggio in poi accadranno dei mutamenti che alla lunga porteranno a fare una scelta decisiva. Non accettare la normativa sulla privacy, avrà delle conseguenze. La prima, immediata, è un accesso limitato alle funzionalità. Non si potrà accedere all’elenco delle chat, se si sono abilitate le notifiche, si potranno toccare per leggere o rispondere ai messaggi, fino a quando un bel giorno a partire dal fatidico 15 maggio, tutto sparirà d’incanto.
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Per il momento si potrà rispondere alle chiamate e alle videochiamate in arrivo, ma non per molto, perché dopo qualche settimana di funzionalità limitate, “non si potranno ricevere chiamate in arrivo o notifiche, e WhatsApp interromperà l’invio di messaggi e chiamate al tuo telefono“.
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WhatsApp non eliminerà l’account di chi si ostina a non voler accettare le nuove condizioni in tema di privacy. Ma, anche se separatamente, verrà applicata la normativa sugli utenti inattivi: dopo 120 giorni senza accedere, l’account verrà eliminato.
L’eliminazione dell’account non è reversibile: via con l’eliminazione della cronologia dei messaggi, via con l’eliminazione dei backup, via con la rimozione del proprio account da tutti i tuoi gruppi WhatsApp.
L’aggiornamento dell’informativa, comunque, non influisce in alcun modo sulla privacy dei messaggi personali: né WhatsApp né Facebook possono leggere i messaggi personali o ascoltare le chiamate perché la protezione data dalla crittografia end-to-end, continuerà ad esistere, al netto chiaramente degli utenti business, delle società, che “possono vedere le conversazioni e potrebbero utilizzare queste informazioni per finalità di marketing, che potrebbero comprendere anche le inserzioni su Facebook”. Ma per i privati non si correrà questo rischio.
La normativa sulla privacy, comunque, fa discutere. La Germania, per esempio, ha bloccato la raccolta dei dati di WhatsApp. “Dobbiamo prevenire i danni e gli svantaggi legati a una tale procedura condotta a scatola chiusa” ha detto il Garante di Amburgo.
Facebook, però, storce il naso sulla scelta teutonica, in quanto secondo il colosso statunitense si basa su un equivoco di interpretazione e non fermerà la pubblicazione e diffusione dei nuovi termini di servizio sulla privacy. Tant’è. Il 15 maggio è arrivato. E nulla sarà più come prima.
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