La recente inchiesta sul provider Wind ha portato nuovi sviluppi. A quanto pare una formula ha permesso di aumentare i costi in bolletta, ecco quale
Tutti coloro che hanno attivato servizi telefonici di Wind vedono applicato una sorta di formula particolare, in cui è previsto il pagamento di servizi senza che l’utente in questione ne sia a conoscenza. Alle spalle di questa truffa vi è l’attivazione di servizi di terzi offerti da aziende produttrici di contenuti, quali Brightmobi e Yoom.
Le indagini sono concentrate su due giovani informatici italiani di Brightmobi e Yoom, indagati a Dubai. Questi risultano essere il bersaglio di un sequestro di ben altri 12 milioni di alcuni mesi fa. Si sono subito mostrati collaborativi in quanto hanno aiutato gli inquirenti a comprendere gli interessi contrattuali dietro la procedura.
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Wind e l’inchiesta dell’aumento dei costi
Lo scopo di questa azione è stata quella di portar via pochi soldi ma a numerosi utenti. In questo modo sono stati attivati servizi aggiuntivi come suonerie, giochi, meteo, oroscopo, tutto ciò che ha causato un sovrapprezzo sulla SIM. È bene aggiungere che l’utente malcapitato non ha mai fatto richiesta di questi servizi, ma che sono stati attivati attraverso banner pubblicitari fraudolenti.
In questa indagine ha avuto molta importanza il quaderno sequestrato in azienda ad Alessandro Lavezzari. Da questo emerge la sua preoccupazione per le perquisizioni all’interno della sede di Pure Bros. Sempre al suo interno, è possibile leggere una confidenza in cui dimostra di aver posto all’attenzione della società le possibili criticità di questo mercato.
Alcuni mesi fa, lo stesso Saccà, ha affermato ai pm che, a seguito di sanzioni con le società precedenti, è stato più facile continuare a lavorare con Wind ed altri operatori. Non sono state fatte le visure societarie in quanto, la direzione “compliance”, a affermato di non avere budget. Per non rovinare un altro meccanismo della frode, ossia l’attivazioni di servizi non fatti su schede SIM, è stata messa in atto una vigilanza più solerte.
Infatti, secondo i racconti degli indagati, si viene a scoprire che dall’hub tecnologico Pure Bros hanno ricevuto centinaia di migliaia di questi numeri “M2M” machine to machine. Secondo la loro testimonianza, Pure Bros ha fornito anche una sorta di blacklist con i dipendenti del provider ed altri numeri da non attivare per ragioni di politica interna della compagnia.
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Già nel corso dell’estate 2020, i pm hanno segnalato presso l’AGCOM che il sistema di attivazione fraudolente è apparso come praticato nello stesso modo di altri operatori. Per questo l’AGCOM si è impegnata ad avviare numerosi controlli sia su Tim che su Vodafone. Fino ad oggi questa indagine non risulta ancora conclusa.