Xiaomi at work. La multinazionale pechinese che opera nel campo dell’elettronica di consumo, con posizioni dominanti nei mercati cinese e indiano, e che vanta oltre ventimila dipendenti a livello mondiale, capace di creare dei marchi indipendenti (come Redmi, Black Shark e POCO) sta lavorando alacremente sull’espansione a tutto schermo, come lettore d’impronte.
Gli scanner di impronte digitali sotto il display hanno fatto impazzire tutti quando sono stati introdotti per la prima volta nei cellulari, ma al giorno d’oggi sono una consuetudine talmente ovvia, da non farci quasi più caso.
Le recenti notizie su una nuova tecnologia brevettata da Xiaomi indicano un possibile futuro, a medio tempo, con un avanzamento degli scanner di impronte digitali, sotto il display. Il brevetto è stato recentemente assegnato al gigante tecnologico dal database nazionale cinese dei brevetti e descrive un lettore di impronte digitali a schermo intero, come rivelato dal sempre ben informato gizmochina.
Xiaomi, i segreti del mio successo: qualità a prezzo contenuto
Se il brevetto di Xiaomi dovesse avere un seguito, ecco che lo scanner di impronte digitali sotto il display a tutto schermo acquisirebbe un nuovo significato, prettamente di comodità, nel senso che non si dovrebbe più pensare a dove stai posizionando il dito quando sblocchi il telefono. Tale caratteristica è senza dubbio un eccellente esempio di facilità d’uso e miglioramento della qualità della vita, ma è più complicato da raggiungere di quanto si possa pensare.
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Alla base di questa nuova tecnologia di scanner di impronte digitali sotto il display, infatti, si trovano una moltitudine di trasmettitori di luce a LED a infrarossi, che sono posizionati sotto lo strato del touch screen capacitivo. Il compito dei trasmettitori è quello trasmettere la luce, che si riflette sulla tua pelle.
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La luce riflessa viene quindi letta da uno strato di ricevitori di luce a infrarossi, inserito tra lo strato del touch screen, lo strato più esterno del display, e i suddetti trasmettitori di luce a LED a infrarossi. Sotto tutti questi livelli, quello più in basso è il display AMOLED stesso.
Immaginatela così: strato touch screen capacitivo, ricevitori di luce infrarossa, trasmettitori di luce a LED a infrarossi, display AMOLED. Ora, è vero, sembra fantastico, ma è ancora quello che viene chiamato un sensore ottico di impronte digitali. Ci sono altri tipi, come i sensori a ultrasuoni presenti su alcuni telefoni Samsung, che sono probabilmente più veloci e sicuri. Il problema con quelli, tuttavia, è il costo di produzione. Ed è stata la variante a far diventare Xiaomi fra le big del settore.
Trasformare l’intero schermo in un unico enorme sensore a ultrasuoni potrebbe rivelarsi molto più difficile, ma vista la corsa sfrenata del colosso pechinesi, capace di imporsi e di competere alla pari con Samsung ed Apple, c’è da aspettarsi di tutto.