Che la Russia, o meglio la sua classe di governanti, avesse perso un momento di vista l’obiettività nei confronti dei Paesi ad essa confinanti, tanto da scatenare una guerra vera e propria contro l’Ucraina e un’offensiva non armata nei confronti di quasi tutto il resto del mondo, si era capito.
Anche i social media sono stati coinvolti in questa guerra psicologica e mediatica, appunto, visti i tanti divieti e le chiusure forzate che la Russia ha imposto ad aziende che fanno capo a colossi come Google e Meta.
Quest’ultima in particolare, soprattutto nella persona del suo CEO Mark Zuckerberg, ha subìto la maggior parte delle accuse e degli attacchi più disparati da parte delle autorità e delle organizzazioni mediatiche russe.
In sostanza, le autorità russe hanno recentemente inserito Meta nella lista nera delle associazioni considerate “terroristiche” e per questo motivo non sarà più concesso ai suoi social media (Facebook, Instagram e WhatsApp su tutti) di effettuare operazioni e transazioni finanziarie nel Paese.
A dirla tutta la definizione con cui è stata additata Meta è “terroristi ed estremisti“: a dare questa connotazione a Meta è stato il servizio federale russo impegnato nelle operazioni di monitoraggio finanziario Rosfinmonitoring. Questo appellativo era già stato affibbiato a Meta come “organizzazione terroristica” da un tribunale di Mosca che ha definito il social media come “ospite di disinformazione”.
E c’è stato ancora di più: lo scorso aprile Mark Zuckerberg in persona era stato inserito nella lista di dirigenti di big tech ai quali è vietato l’ingresso in Russia, accusati di promuovere una presunta agenda “russofobica”.
In realtà la disinformazione e la russofobia sono state due accuse definite “leggere”, tuttavia, a seguito della classificazione a “terroristica”: si pensa infatti che questa nuova accusa possa avere delle ripercussioni anche sugli utenti russi iscritti a Facebook, Instagram e WhatsApp.
Una possibilità comunque che è stata immediatamente ridimensionata dalla Roskomsvoboda, l’associazione russa a difesa dei diritti su Internet: secondo il legale di questa associazione, essere stata inclusa nell’elenco di Rosfinmonitoring non dovrebbe comunque creare problemi agli utenti che vogliono continuare a usare queste applicazioni.
O perlomeno, potranno continuare a usare tali app nel territorio russo ma non avranno la possibilità di usare legalmente le opzioni di monetizzazione, pubblicare annunci pubblicitari o eseguire transazioni con i negozi che operano sulle due piattaforme.
E’ già da marzo che Facebook aveva sospeso le possibilità di fare campagne pubblicitarie per gli utenti russi, privati e aziende, ma aveva addotto motivazioni definite come “difficoltà operative“.
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